Vecchio Trombone

Commenti da bar nella blogosfera

venerdì, novembre 24, 2006

Ciao Perozzi.

Philippe Noiret non c'è più.

Grande attore, grande uomo e grande francese che amava l'Italia e ci ha dato tanto.

Me lo vedo già oggi in Paradiso con Ugo Tognazzi, Adolfo Celi e Renzo Montagnani che tira schiaffi ai passeggeri che partono dalla stazione del giardino dell'Eden.

lunedì, novembre 20, 2006

Poste Italiaaane...

Sto aspettando un pacco dagli States che l'incauto mittente mi ha inviato attraverso le poste.

Innanzitutto noto che la globalizzazione ha portato un adeguamento degli standard verso il minimo comune denominatore.

Vittima di questa tendenza è una vera e propria icona, tra le più solide e rappresentative di quanto di buono hanno dato gli Stati Uniti al mondo. L'eroico postino - che sfida intemperie, catastrofi e cani mordaci per consegnare la posta puntuale - non è più: è stato sostituito da un call centre. Automatizzato.

Dopo 32 passaggi robotizzati, in cui aneli a essere messo in contatto con un essere umano, qualsiasi essere umano, finalmente il sistema ti fa parlare con una signora che stenta a comprendere l'inglese. Dopo 22 minuti al telefono con gli States, passati scandendo a voce alta il codice del mio pacco, finalmente riesco a capire che mi devo rivolgere alle poste del mio paese.

Il morale cala...

Chiamo il call centre delle poste italiane, qui i passaggi robotizzati sono solo 4, o meglio lo sarebbero se l'impiegato non mi notificasse che devo parlare con un/una suo/a collega. Gli chiedo - in verità con una speranza tenue - se me lo/la può passare lui, ma no: devo rifare il numero.

Rifaccio il numero, tre volte perché nel frattempo le linee sono intasate. Al quarto tentativo, finalmente mi risponde una ragazza, dell'apparente età di 14-15 anni (non so forse fa l'operatrice di call centre per accumulare crediti scolastici) che - anche simpaticamente, poverina - mi tiene 17 minuti e 24 secondi al telefono per dirmi che l'indirizzo di consegna è stato riportato in modo erroneo.

Bene, le dico che chiamo da Milano, le do il codice postale - inequivocabilmente di Milano città - e le detto l'indirizzo per esteso "Peter De Marchi, presso l'azienda XXXX, Via @òç###, xy 201zk, MILANO" e forte di queste informazioni la liceale mi chiede: "in quale città è l'indirizzo di consegna?" Comincio ad avere qualche dubbio...

Devo ripetere il mio nome *quattro* volte.
- "Come dice Pietro De Morzi?"
- No, *Peter*, come Peter Gabriel (come sarebbe "mai sentito?", vabbe'...), come *Peter Pan*, ecco...
- No, non De Morzi, DE MARCHI (ben scandito),
- "come? De Marzi?"
- NO, DE-MAR-CHI!,
- "Ah, De Marchi, e poteva dirlo subito".
- Sì, buonasera...

I dubbi a questo punto sono sempre più radicati.

A più riprese tento di dire alla ragazzina - veramente carina, stile "Chi è Tatiaaana!?" - che il pacco va consegnato a un'azienda. ("Sì, poi modifichiamo l'indirizzo..."), finché non mi informa trionfante che il pacco sarà consegnato nelle prossime 24-48 ore.

Le chiedo se ha indicato il nome dell'azienda. Risposta, sgomenta e divertita al contempo:
- "Ooohh, ora non posso più tornare indietro, ma ho messo l'indirizzo che mi ha dato lei."

Beh, non proprio, visto che ho cercato di dirti in tutti i modi di inserire il nome dell' *azienda*...

Insomma, rimango in trepida attesa di ricevere un pacco dalle poste, di qualsiasi paese.

Chissà perché ho l'impressione che non sarà così facile riceverlo.

mercoledì, novembre 15, 2006

Incontri per le strade di Milano

Stamattina ho incrociato *due* mezzi del Nucleo di Intervento Chimico Nucleare dei Vigili del Fuoco. Passavano a sirene spiegate. Non so perché, ma ho addosso una strana inquietudine.

sabato, novembre 11, 2006

Corso Como, pianeta Terra

Certamente me la sono anche andata a cercare, nel senso che non si può pretendere di andare a prendere un caffè in Corso Como e aspettarsi un'esperienza da bar qualsiasi, però non ero pronto all'esperienza di oggi pomeriggio.

Entri in uno dei templi dell'effimero della Milano Morattiana e iniziano a farti la tara.

Avere figli sta diventando trendy - entri con tua figlia di 17 mesi = 100 punti

Sì, però il modello di famiglia papà, mamma, bimba è incredibilmente uncool, molto anni '90. Oggi il genitore cool è *single*, meglio se maschio = -50 punti

Tua figlia *non* è vestita Dolce & Gabbana = -50 punti

E' in un passeggino con *più di tre ruote* = -100 punti

Hai già un saldo negativo di 100 punti e non hanno ancora iniziato a fare la tara a *te*...

Insomma, ora che prendi posto - 15 secondi dopo essere entrato - sei già ridotto, con la tua famiglia, al rango di lebbroso sociale del cool.

Ti siedi e dopo una ventina di minuti (locale semivuoto e camerieri che si guardano intorno con aria studiatamente annoiata) arriva una cameriera cinese alta un metro e 42 che ti porta due menu.

Tua figlia, curiosa come qualsiasi bambino di un anno e mezzo prende il menu e inizia a manipolarlo. La cameriera, scandalizzata, prende l'ordine (un tè e un caffè americano - accettabilmente cool = +20 punti), poi si china sul passeggino e chiede: "posso riprendere il menu?", con lo stesso tono con cui direbbe a un barbone che non si piscia per strada.

Vai in bagno e ti accorgi di essere l'unico che non ci è andato per farsi una pista di coca.

Al tavolo di fianco al tuo, quattro gay bellissimi e trendyssimi, con indosso svariate decine di migliaia di euro tra indumenti e accessori, stanno discutendo pacatamente dello speciale shampoo che il farmacista di uno - chioma fluente e barba alla nazarena, non un pelo fuori posto - gli ha preparato su ordine speciale.

Alla cassa quattro ragazzi di 22 anni conversano animatamente in inglese mentre uno paga il conto con una Visa Oro.

Arriva il tuo turno e per il privilegio di avere bevuto un caffè e un tè, lasci un tributo di 12 euro e mezzo al dio dell'apparenza. Cominci a capire il perché della Visa Oro...

Poi finalmente sei libero di uscire e di tornare - di corsa - verso il mondo reale.

VT

giovedì, novembre 09, 2006

Anniversari

Oggi è il mio anniversario di matrimonio e questo post è per mia moglie.

Ti amo.

mercoledì, novembre 08, 2006

Curricula che passione

Spesso ricevo curricula di persone che cercano sbocchi professionali nell'azienda in cui lavoro. Tutti abbiamo prima o poi nella vita inviato un CV a una o più aziende, ma mi chiedo quanti si siano messi dal punto di vista del destinatario.

Quando dico spesso, significa che ricevo in media una quindicina di CV alla settimana, quindi posso dire di essermi fatto una discreta casistica. Premesso che lavoro nel settore della comunicazione e che nel mio ufficio siamo in 15, alcune lettere di accompagnamento sono veramente bizzarre.

Si va dall'amante della burocrazia che si presenta così: "Io sottoscritto xxx chiedo con la presente, di partecipare alle selezioni del personale presso la vostra azienda. Offro sin ora immediata disponibilità per un colloquio. Per cortesia può inoltrare il curriculum a chi di competenza".
Ebbe', ho l'impressione che se vedessi come ci vestiamo in ufficio ti verrebbe una sincope, e comunque il frac e il colletto inamidato mal si adattano al XXI secolo. A proposito, il testo è ripreso verbatim, punteggiatura compresa.

Si passa al poeta che esordisce con: "Nel 1998 mi trovavo sulla spiaggia di Dakar con Thierry Sabine e guardando il tramonto..."
Sì, e allora...?

Poi c'è il dadaista che mi sussurra suggestivo: "potrei presentarmi sulla porta, come un venditore di tappeti, o passare dalla finestra, come un ladro, ma ho scelto di scriverle..."
OK, e chi è - esattamente - il tuo pusher?

C'è anche chi adotta l'approccio intimidatorio: "non è la prima volta che Le invio il mio cv e questo prova sia il mio grado di motivazione a far parte della vostra azienda, sia la mia tenacia di fronte a un "no grazie"...sono infatti una persona abbastanza determinata ma anche curiosa, precisa, creativa ed entusiasta del lavoro in team".
Apprezzo la tenacia, gentile candidata, e la bastante determinazione (ma non un briciolo in più, mi raccomando), ma se hai ricevuto più di un 'no grazie', beh, fatti delle domande e datti delle risposte.

Infine ci sono i giovani di belle speranze che escono dall'università e si presentano per uno stage; non hanno mai lavorato e sicuramente non conoscono le dinamiche di un'azienda, quindi hanno tutta la mia comprensione, ma:

Posso sapere chi ha inventato il "Formato Europeo del Curriculum Vitae"? Se devo selezionare una persona che non ha esperienza di lavoro, su che cosa mi baso quando mi vedo presentare 100 curricula *identici* in cui cambia solo il nome e la data di nascita? Tiro la monetina?

Qualcuno può dire a questi ragazzi che se la mail non ha un'intestazione viene cestinata immediatamente?

Se ricevo una letterina di presentazione in cui la candidata mi dice che ha una predisposizione per la scrittura creativa e vuole mettere "impratica" le nozioni che ha appreso all'università, beh, cerco la mia pistola! Va bene essere creativi, ma l'ortografia non è (ancora) un'opinione.

E che dire dei tanti che mi mandano mail da indirizzi non propri? Timidi? Vogliono mantenere l'incognito? Non capisco: un account di posta è gratis.

Forza ragazzi, nonostante tutto qualcuno ce la fa a essere chiamato per un colloquio e qualcuno viene anche assunto.

VT

martedì, novembre 07, 2006

Dieta

A settembre volevo mettere un post sul fatto che mi sono messo a dieta, contando di trovare innumerevoli spunti tragicomici.

Improvvisamente però la cosa si è fatta seria e, a oggi, non solo sono ancora a dieta, ma ho perso 10 kg.

Mi sento meglio, il mio corpo si sta purificando dalle schifezze che ingurgitavo e con malcelato orgoglio sono riuscito a rientrare in una taglia 50 di calzoni.

Ecco quindi che la dieta è diventata una metafora di tutte le sfide che mi vengono presentate. E questo è diventato un post da *vero* vecchio trombone.

Pink Elephant Parking: reliquie di Swinging London nell'epoca della Cool Britannia

Lo strano caso del Pink Elephant Parking di Heathrow - ovvero come fare soldi capitalizzando su un passato da fricchettone in acido.

Chi viaggia con regolarità su Londra Heathrow, e magari noleggia un'auto, probabilmente avrà notato un parcheggio privato che si chiama Pink Elephant parking e ha una navetta - rigorosamente rosa - che accompagna i clienti dal terminal al parcheggio stesso.



Ogni volta che arrivo a Heathrow non posso fare a meno di immaginarmi il proprietario come un ex-hippie con un passato di consumatore di acido che, nella Londra di Blair, con pragmatismo tutto britannico si è convertito al mondo degli affari.

Chissà se fanno prezzi speciali per i minibus VW?